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Mercoledi Isi-28 aprile 2010-W. Geerts:" Giorgio Manganelli o la parodia all’opera"

I «Mercoledì dell’ISI» Conferenze pubbliche organizzate dall’Istituto di studi italiani
Walter Geerts
Giorgio Manganelli o la parodia all’opera
28 aprile 2010, ore 18,00
Aula 355 dell’Università della Svizzera italiana, via Buffi 13, Lugano

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Giorgio Manganelli (1922-1990) è figura singolare nel Novecento italiano. Rimane sostanzialmente fuori dalle correnti e dalle scuole. Certo, non è privo di collegamenti forti con la “tradizione” italiana, soprattutto con quella anteriore ai contemporanei e alla modernità in generale. Manierismo e Barocco esercitano un’influenza profonda. I legami più solidi, tuttavia, si stabiliscono, sempre in un arco di tempo che va dal Seicento al Romanticismo, con altre letterature europee, quella inglese e francese anzi tutto. Oltre le geografie culturali, la caratteristica principale del suo rapporto con le lettere si riconosce nella distanza osservata rispetto ai moderni generi stabiliti, nel sistematico allontanamento praticato rispetto ad essi. La letteratura di Manganelli nasce nel dialogo con epoche e culture nelle quali scienza, filosofia, retorica e saggistica varia non avevano tracciato confini ben precisi tra di loro. Il nostro autore si muove liberamente tra finzione e saggio, filosofia e critica, linguaggio arcaico e neologismo, argomentazione e seduzione. Dal punto di vista della carriera, Manganelli compensa il tardivo esordio – Hilarotragoedia, 1964 – con un’opera successiva compatta e regolare per quel che riguarda la quantità, ma soprattutto, la grande coerenza tematica. Parallelamente alla creazione lo scrittore sviluppa un’intensa attività critica e di traduzione. Insigne cesellatore del linguaggio si dedica a tutti gli esiti offerti a chi lavora con la lingua, a chi spalma e palpa le parole. Particolarissima, anche, è la tematica che con ostinazione si sviluppa nei testi del nostro autore. In linea di massima viene esclusa quella dimensione del testo letterario che lo destina a riflettere o rappresentare una qualsiasi realtà.
Particolarmente con rispetto alla realtà umana e sociale si avvalora questo che si può considerare un assioma del suo sistema letterario. Il mondo, l’universo suggerito nella mente del lettore, con il mondo reale deve assumere solo lontani rapporti di analogia, trattati poi con estrema libertà. L’indipendenza dai confini tra le categorie, da un lato, e la intensa frequentazione di tutto il territorio delle lettere, non solo belle, dall’altro, non sono senza rapporto con il filone che vorrei illustrare in primo luogo, la parodia. La critica dell’ultimo Novecento e quella contemporanea hanno molto approfondito il fenomeno della parodia. Delucidata teoricamente, la componente parodica è man mano apparsa come dimensione caratterizzante di un intero paradigma letterario novecentesco. A questo appartiene in maniera eminente Giorgio Manganelli. Nella conferenza vorrei soffermarmi principalmente su due problematiche: 1. Parodia e letteratura novecentesca; 2. La parodia in Manganelli.

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Walter Geerts, dottorato in letteratura francese (1979), è ordinario di letteratura italiano e comparata all’Università di Anversa, Belgio. Ha diretto, fino al 1992, il dipartimento di Lingua e Letteratura italiane dell’Università di Utrecht, Paesi Bassi. È autore di pubblicazioni dedicate ad autori francesi ed italiani del Novecento, principalmente Gide, Bataille, Pirandello, Svevo e Primo Levi, e anche a scrittori contemporanei quali Consolo, Magris e Tabucchi. Ha insegnato come professore invitato alle università di Messina, Bari, Montréal, University of the Witwatersrand, University of Texas, Arlington e University of Pennsylvania, Philadelphia. Dal 2003 dirige l’Academia Belgica di Roma.

I "Mercoledì dell'ISI": Giacomo Jori, Il Novecento di Mario Soldati: Risorgimento e futuro

I «Mercoledì dell’ISI»
Conferenze pubbliche organizzate dall’Istituto di studi italiani

Giacomo Jori
Il Novecento di Mario Soldati: Risorgimento e futuro

2 dicembre 2009, ore 18,00
Auditorio dell’Università della Svizzera italiana, via Buffi 13, Lugano




Mario Soldati (Torino, 1906 – Tellaro, 1999) ha attraversato da protagonista un secolo e i suoi generi: la narrativa, la saggistica, la prosa diaristica e di memoria, il cinema, la televisione. Si forma a Torino, è negli USA nel ’29, a lungo a Roma per il cinema, a Milano, e infine a Tellaro (Golfo della Spezia). Profondo amante e conoscitore dell’Italia, fedele al retaggio risorgimentale delle radici familiari, la sua è la biografia e l’opera di un uomo «senza paese», di un classico del Novecento. La conferenza intende considerarne il lascito, per il XXI secolo, da momenti dimenticati del suo grande cinema di ambientazione risorgimentale, come Piccolo mondo antico (1941), a quella profezia del domani che è il romanzo Lo smeraldo (1974): «Alla fine del secolo, dopo lo sfacelo della civiltà novecentesca, e nella nuova struttura proletaria e politica della grande Confederazione del Nord, che è tirannia militare di pochi e schiavitù di tutti gli altri, albeggia tuttavia segretamente o, piuttosto, inconsapevolmente, una nuova cultura che è ritornata da sé alle origini umanistiche […]. Se c’è una speranza di pace e di affratellamento col Sud, questa speranza è riposta nel nostro rinato e inconsapevole senso dell’arte, in questo puro, timido, umile nostro Rinascimento».

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Giacomo Jori è nato a Torino nel 1966. È docente di Letteratura italiana nell’Università della Valle d’Aosta, e presso l’ISI. Il suo lavoro di ricerca riguarda in particolare la tradizione, le letture e le riscritture dei Classici italiani (Jacopone, Tasso) nella loro ricezione italiana ed europea, e la letteratura italiana dei secoli XVII e XX, con particolare interesse per le forme della poesia (Poesia dell’età barocca, Pasolini). Di recente ha pubblicato il volume Mistici italiani dell’età moderna (Torino, Einaudi, 2007); di Mario Soldati ha pubblicato la tesi di laurea inedita sul pittore cremonese Boccaccino (Torino, Aragno, 2009).



I "Mercoledì dell'ISI": Maurizio Viroli, Libertà, politica e religione in Machiavelli

I «Mercoledì dell’ISI»



Conferenze pubbliche organizzate dall’Istituto di Studi Italiani





Classici e contemporanei



Auditorio dell’Università della Svizzera Italiana, via Buffi 13, Lugano



Ore 18:00





14 ottobre 2009



Maurizio Viroli, USI



Libertà, politica e religione in Machiavelli





2 dicembre 2009



Giacomo Jori, Università della Valle d’Aosta e USI



Il Novecento di Mario Soldati: Risorgimento e futuro







28 aprile 2010



Walter Geerts, Direttore Academia Belgica Roma



Giorgio Manganelli o la parodia dell’opera







19 maggio 2010



Laura Barile, Università di Siena



Sereni a Lugano: una poesia e una prosa










Nord e Sud: volti d’Italia



Proiezioni di film curate dall’Istituto di Studi Italiani





Auditorio dell’Università della Svizzera Italiana, via Buffi 13, Lugano



Ore 18:00






22 febbraio 2010



Uno scampolo di Paradiso, di Gabriele Vacis (Italia 2008, 74’)





15 marzo 2010



Il posto dell’anima, di Riccardo Milani (Italia 2003, 106’)

I «Mercoledì dell’ISI»
Conferenze pubbliche organizzate dall’Istituto di studi italiani





Maurizio Viroli


Libertà, politica e religione in Machiavelli





14 ottobre 2009, ore 18,00


Auditorio dell’Università della Svizzera italiana, via Buffi 13, Lugano




Nonostante sia stato spesso giudicato un autore nemico della religione e del Cristianesimo in particolare, Niccolò Machiavelli ha sostenuto che la religione è necessaria a fondare, conservare e riformare le repubbliche e che la religione cristiana, se correttamente interpretata, è valido sostegno alla libertà repubblicana. Nelle sue pagine rivive la tradizione del cristianesimo repubblicano fiorentino che aveva eletto a suo fondamento religioso e politico il principio che il buon cristiano deve essere buon cittadino, servire il bene comune, obbedire alle leggi, combattere la corruzione e la tirannide. La sua stessa durissima critica alla corruzione religiosa italiana e alla Chiesa di Roma si possono intendere nel loro genuino significato storico soltanto nel contesto religioso e spirituale fiorentino. Il Segretario era nemico della cattiva religione perché voleva vedere rinascere una vera religiosità alleata della libertà politica. E nel suo stesso animo, prima ancora che negli scritti, viveva uno spirito religioso che era in primo luogo amore della patria e ricerca dell’immortalità che viene dalle grandi opere per il bene comune.



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Maurizio Viroli (Forlì, 1952) è docente di Comunicazione politica e istituzionale e direttore dell’Istituto studi mediterranei, professore part-time all’Università di Princeton, Senior Fellow del Reale Collegio Carlo Alberto di Moncalieri e direttore del Master in Civic Education presso ETHICA, ad Asti. È stato consulente della Presidenza della Repubblica durante il settennato di Carlo Azeglio Ciampi e ha coordinato il Comitato per la valorizzazione della cultura della Repubblica presso il Ministero dell’Interno. È autore di Jean Jacques Rousseau and the ´Well-Ordered Society,´ Cambridge, Cambridge University Press, 1988; From Politics to Reason of State. The Acquisition and Transformation of the Language of Politics (1250-1600), Cambridge University Press; For Love of Country: An Essay on Patriotism and Nationalism, Oxford, Oxford University Press. Clarendon Press; Machiavelli, Oxford, Oxford University. Tutti suoi lavori sono stati tradotti in italiano e in altre lingue. Con Gisela Bock e Quentin Skinner ha curato Machiavelli and Republicanism, Cambridge, Cambridge University Press, 1990. Ha inoltre curato il volume Lezioni per la Repubblica, Reggio Emilia, Diabasis, 2001. Fra i suoi lavori più recenti Il sorriso di Niccolò. Storia di Machiavelli, Bari-Roma Laterza, 1998; Repubblicanesimo, Bari-Roma, Laterza, 1999. Dialogo intorno alla repubblica con Norberto Bobbio, Bari-Roma, Laterza, 2001; Il Dio di Machiavelli e il problema morale dell’Italia, Bari- Roma, Laterza, 2005; How to Read Machiavelli, Londra, Granta, 2008. Fra i suoi lavori di imminente pubblicazione Come se Dio ci fosse. Religione e libertà nella storia d’Italia, Torino, Einaudi.

I mercoledi' dell'ISI: conferenza di Francisco Jarauta

I «Mercoledì dell’ISI»Conferenze pubbliche organizzate dall’Istituto di studi italiani


Francisco Jarauta
Frammenti di un’identità dissociata: il ritratto nel Novecento


6 maggio 2009, ore 18,00
Auditorio dell’Università della Svizzera italiana, Via Buffi 13, Lugano



Nel motivo assai frequente del ritratto, la pittura del Novecento sviluppa una strategia di esplorazione delle forme dell'identità. Da Matisse, Picasso o De Chirico a Giacometti, Francis Bacon o Louise Bourgeois, è possibile ripercorrere un'ampia galleria di esercizi, nei quali la frontiera dell'identità e la sua ombra rimane impigliata nei silenzi espressivi dell'artista. Una galleria che progressivamente accoglierà tutti coloro che insistono sulla domanda sull'identità del soggetto, sempre più oscillante tra ossessione per la salvezza del proprio io, ed esperienza della sua deriva.


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Professore di Filosofia presso L’Università di Murcia e la Humboldt-Universität di Berlino e professore invitato da varie università europee ed americane. Ha studiato Storia, Storia dell´Arte e Filosofia presso le Università di Valencia, Roma, Münster-Westfalen, Berlino e Parigi. Le sue attività di ricerca riguardano la filosofia della cultura, la storia delle idee, l’estetica e la teoria dell’arte. Tra le sue pubblicazioni: Kierkegaard. Los límites de la dialéctica del individuo (1975), La filosofia y su otro (1977), Fragmento y totalidad: los límites del clasicismo(1988), Pensar el presente (et al., Madrid 1993), Arte y escritura (et al., Salamanca 1995). Ha curato diversi volumi collettanei, tra cui: Teorìas para una nueva sociedad (Madrid 2002), Oriente-Occidente (Madrid 2003), Gobernar la globalizaciòn (Murcia 2004), Escritura suspendida (Madrid 2004). Ha inoltre curato le edizioni spagnole del Momo di Leon Battista Alberti (Valencia 2002) e del Diario di Pontormo (Murcia 2006). Francisco Jarauta è stato Vicepresidente del Patronato del Centro Andaluz de Arte Contemporáneo. Fa parte del Comitato scientifico di "Iride", "Experimenta" e "Pluriverso" ed è componente del gruppo "Géo-philosophie de l´Europe". Coordina il "Grupo Tanger" e altresì l´"Observatorio de Análisis de Tendencias" della Fondazione Marcelino Botín, che riunisce importanti pensatori contemporanei. Dirige la collezione "Arquilectura".

I mercoledi' dell'ISI: conferenza di Jürgen Maehder

I «Mercoledì dell’ISI»Conferenze pubbliche organizzate dall’Istituto di studi italiani



Jürgen Maehder Le particelle della musica - La visualizzazione dello spazio sonoro nella musica del secondo Novecento.

1 aprile 2009- ore 18.00 Auditorio dell'Università della Svizzera Italiana, Via Buffi 13, Lugano

Mentre la relazione associativa fra le nozioni di altezza del suono e di spazio bidimensionale ─ nel Medioevo rappresentato dalla pagine dei libri per il Canto Gregoriano in posizione verticale ─ si sviluppò già intorno all'anno 1025, la precisione quasi-matematica della notazione musicale europea non favoriva lo sviluppo di una notazione musicale che desse un’immagine immediatamente riconoscibile del risultato sonoro desiderato. Dopo quasi 900 anni di una notazione basata su valori numerici sia per gli intervalli musicali che per il ritmo, l'avvento della musica elettronica all'inizio degli anni 50 rendeva necessaria una notazione più intuitiva. Per adeguarsi alle nuove strutture musicali, notazioni furono sviluppate che rassomigliano ad un diagramma del risultato sonoro; la tendenza verso il diagramma sonoro, che si verificò per la prima volta nelle notazioni della musica elettronica di Karlheinz Stockhausen (1928-2007), ebbe delle ripercussioni importanti sulla notazione della musica di avanguardia negli anni 60 e 70. La conferenza discute le soluzioni più importanti per una notazione musicale adatta al linguaggio musicale della composizione orchestrale nella seconda metà del Novecento. La sfida di dover inventare un sistema di notazione per strutture musicali non più legate alle altezze del suono o per fenomeni acustici basati sul timbro produceva immagini altamente suggestive che rassomigliano ad una visualizzazione degli eventi sonori in un sistema di coordinate matematiche.



Jürgen Maehder, nato nel 1950 a Duisburg/Germania. Studi di musicologia (Thrasybulos Georgiades, Stefan Kunze), composizione (Günter Bialas), filosofia (Arnold Metzger), storia del teatro (Klaus Lazarowicz), regia lirica (August Everding) e letteratura tedesca (Walther Killy) a Monaco di Baviera e Berna. Nel 1977 dottorato in musicologia all´Università di Berna con una dissertazione sul ruolo del timbro nella storia dell´orchestrazione. Negli anni ´80 insegna musicologia e storia del teatro all´università di Berna; dal 1979 al 1982 è ricercatore presso l´Istituto Storico Germanico di Roma. Nel 1988 diventa professore di musicologia alla University of North Texas (Denton/TX); nello stesso anno insegna come visiting professor alla Cornell University (Ithaca/NY). Nel 1989 accetta la cattedra di musicologia alla Freie Universität di Berlino dove dirige il Puccini Research Center. Dal 1990 è presidente del consiglio scientifico per il Fondo Leoncavallo a Locarno/TI. Fa inoltre parte del consiglio scientifico del Centro Studi Giacomo Puccini di Lucca (dal 1999), nonché del comitato scientifico dell'Edizione Nazionale Giacomo Puccini (dal 2008).

I mercoledi' dell'ISI: conferenza di Marco Maggi

I «Mercoledì dell’ISI»Conferenze pubbliche organizzate dall’Istituto di studi italiani

Marco Maggi - Il lume di una candela

4 marzo 2009, ore 18,00 Auditorio dell’Università della Svizzera italiana, Via Buffi 13, Lugano

«Il mondo va in fretta, il secolo si accelera. Non è più tempo di lucignoli e candelabri. A oggetti desueti ormai non si accompagnano che sogni superati» (Gaston Bachelard). Dinanzi al lume rimane a sognare, nel Novecento, la poesia. Sogni intessuti di memoria, come constata Montale: «Il ricordo è un lucignolo, il solo che resta»; non per questo sogni superati, se in quel «semplice lume» (Par., XXXIII, 90) balugina, promessa di futuro, la «luce dell’U-topia» (Paul Celan). Nel cono proiettato dall’immaginario della «piccola luce» si profila la situazione della parola poetica nel tempo presente.

Marco Maggi ha compiuto studi di letteratura e filosofia a Milano (Università Cattolica) e Ginevra, perfezionandosi all’Istituto per gli studi filosofici (Napoli) e all’Institut d’Études littéraires del Collège de France (Parigi). È membro del comitato di redazione della «Rivista di storia e letteratura religiosa». Le sue ricerche vertono principalmente sulla letteratura italiana del Seicento, sulla letteratura umanistica, sui rapporti tra la letteratura e le arti. Ha pubblicato l’edizione dell’inedito Vocabulario italiano di Emanuele Tesauro (Firenze, Olschki, 2008), la monografia Aurore barocche (Torino, Aragno, 2006), il catalogo dei libri antichi di Natalino Sapegno e Giulio Augusto Levi (Torino, Aragno, 2001). Tra i suoi saggi apparsi su riviste e volumi collettivi, l’edizione del catalogo della biblioteca di Emanuele Tesauro («Lettere Italiane», 2001/2). Accanto agli studi secenteschi – attualmente coltivati sulle relazioni tra letteratura spirituale e musica – ha di recente intrapreso una ricerca su Leopardi e le immagini bibliche dei patriarchi.

I mercoledi' dell'ISI: conferenza di Daniela Mondini

I «Mercoledì dell’ISI»
Conferenze pubbliche organizzate dall’Istituto di studi italiani

Daniela Mondini

Reliquie incarnate - Le “Sacre Teste” di Pietro e Paolo a San Giovanni in Laterano a Roma


18 febbraio 2009, ore 18,00
Auditorio dell’Università della Svizzera italiana, Via Buffi 13, Lugano

La conferenza ripercorre il processo di figurazione e re-incarnazione di uno dei più preziosi tesori di reliquie del Medioevo romano: le “Sacre Teste” di Pietro e Paolo, gli apostoli fondatori della Chiesa Romana, le cui le tombe si veneravano nelle rispettive basiliche in Vaticano e sulla Via Ostiense. I sacri resti dei cranî dei due apostoli sono menzionati nelle fonti a partire dall’XI secolo nell’inventario del tesoro custodito nella cappella delle reliquie del Palazzo Papale Lateranense. A poco a poco questi esigui corpuscoli assumono una loro “visibilità”, sia nella liturgia che, come “immagini”, nelle rappresentazioni artistiche. La loro fortuna culmina al rientro a Roma di papa Urbano V (1362–1370) dall’esilio avignonese: il papa francese commissionò due preziosissimi reliquiari a forma di mezza figura e li fece trasferire in un monumentale ciborio gotico sopra l’altare maggiore di S. Giovanni in Laterano. L’analisi e ricostruzione di questi reliquiari concepiti come nuovi “corpi” (poi distrutti in epoca napoleonica), metterà in rilievo gli aspetti materiali e simbolici di queste reliquie re-incarnate.

Daniela Mondini è ricercatrice FNS e docente di storia dell’arte medievale all’Università di Zurigo e all’USI presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio e il Master in Letteratura e civiltà Italiana a Lugano. Ha studiato storia dell’arte e storia all’Università di Zurigo e all’Università «La Sapienza» a Roma; è stata assistente e ricercatrice nel polo di ricerca del Fondo Nazionale Svizzero “Mediality” all’Università di Zurigo e collaboratrice scientifica al Gabinetto delle stampe della Biblioteca nazionale svizzera (Berna). Ha insegnato all’Università tecnica di Monaco di Baviera, alla Hochschule der Künste Zürich e al Politecnico federale di Zurigo.

I Mercoledì dell'ISI: conferenza di Antonella Anedda Angioy

I «Mercoledì dell’ISI»
Conferenze pubbliche organizzate dall’Istituto di studi italiani

Antonella Anedda Angioy

Fessure. La vita dei dettagli.

17 dicembre 2008, ore 18,00
Auditorio dell’Università della Svizzera italiana, Via Buffi 13, Lugano

Il dettaglio di un quadro ci sorprende, ci “fa cenno” scrive Daniel Arasse (Le détail, Paris, 1992). Nel tempo del suo indugio lo sguardo (tutto il corpo) si avvicina alla materia, la taglia, la seziona, la separa dal resto del quadro. Il dettaglio dunque ferisce e crea intimità. È il fuoco nel buio che inghiotte l’intera rappresentazione. Nel suo avanzare e nel suo indugiare lo sguardo scarta, si concentra, compone, scomponendo, un altro luogo, un altro ritmo. Il corpo trasgredisce lo spazio abituale: quella distanza “ragionevole” da cui ci si aspetta guardi lo spettatore viene scardinata. Attraverso il dettaglio, il quadro rivela mondi, possibilità diverse.
Ma da quali fessure, da quali grate, il linguaggio ri-guarda, rilegge quel particolare dettaglio, e più esattamente quale dialogo silenzioso la poesia tesse con i dettagli? Si potrebbe ipotizzare che in quella particolare forma di traduzione che è l'ekfrasis – la descrizione del dipinto, – la parola poetica disubbidisca alla rappresentazione proprio attraverso il corto-circuito tra linguaggio e dettaglio, fino a creare una sorpresa ulteriore?
Alcuni esempi: il cespuglio di Williams Carlos Williams, la discarica di Charles Simic, lo specchio convesso di Ashbery, il cristallo nero di Birgitta Trotzig, le aie di Zbignew Herbert...

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Antonella Anedda Angioy è saggista, traduttrice e poetessa e insegna all'Università della Svizzera italiana, all'Università La Sapienza di Roma e all'Università di Siena. Tra i suoi saggi: Tre stazioni (Como, 1995), Cosa sono gli anni (Roma, Fazi, 1997), La luce delle cose (Milano, Feltrinelli, 2000), La lingua disadorna (Brescia, L’Obliquo, 2001), Fazzoletti. La traduzione del testo poetico (Marcos y Marcos, 2004), S come solitudine (Roma, Donzelli, 2006), Nomi distanti (Roma, Empiria, 2007). Ha tradotto poesie e prose di Philippe Jaccottet e di vari autori anglofoni, e pubblicato raccolte di versi: Residenze invernali e Notti di pace occidentale (Roma, Donzelli, 1999: Premio Montale opera edita), entrambe tradotte in spagnolo, Il catalogo della gioia (Roma, Donzelli, 2003: finalista Premio Viareggio 2004), Dal balcone del corpo (Milano, Mondadori, 2007: Premio Napoli).

I Mercoledì dell'ISI 2008-2009



Mercoledì 19 novembre 2008


Ore 18.00, Auditorio


(Università della Svizzera italiana, Via Buffi 13, Lugano)






Andrea Celli




"Perché mi scerpi?" Il canto di Pier delle Vigne tra Hegel e De Sanctis



Nel lungo maturare da parte di Francesco De Sanctis di una sua intuizione estetica in relazione a Hegel, è immagine molto densa quella dell’incarnazione. Si potrebbe dire che De Sanctis volesse dare radicale realtà alle idee hegeliane sulla poesia (inseparabilità di forma e contenuto poetici). Gli sembrava infatti che Hegel nell'Estetica non avesse in ultima istanza colto la reale unità della poesia da lui pure affermata, essendo sempre tentato di estrarre un contenuto ideale dall’opera poetica: la forma rimaneva un rivestimento estrinseco da cui il pensiero si sarebbe storicamente emancipato (morte della poesia).
È in tale confronto con la teoria hegeliana che prende forma l’interpretazione desanctisiana della Divina Commedia, destinata a modificarsi lungo circa un ventennio (dalle lezioni dell’esilio torinese del 1853 sino al non compiuto libro su Dante). E un luogo dantesco rilevante in simile confronto è costituito dalla foresta dei suicidi (canto XIII dell’Inferno): Pier delle Vigne vi appare qui come raffigurazione tra le più drammatiche del tema escatologico della violenta rottura tra corpo e anima. E proprio questo canto, in cui prevale il senso anche fonico della storpiatura e lacerazione è quello in cui massimamente De Sanctis tenta di affermare, con concetti hegeliani, l’unità inscindibile di pensiero e poesia che si realizza nel Pier delle Vigne dantesco.
Per indagare ulteriormente questo complesso legame tra Hegel e De Sanctis, si proverà inoltre a ricorrere ad altre pagine dell’Estetica hegeliana, quelle dedicate alle narrazioni simboliche della “metamorfosi” (Verwandlungen) e della “caccia” (Jagden) che, interpretate da Hegel come forme di punizione attraverso la caduta, gettano una interessante luce sul canto dei suicidi e sul suo valore simbolico.

I Mercoledì dell'ISI 2008-2009. Ciclo di conferenze pubbliche organizzato dall'Istituto di studi italiani

Università della Svizzera italiana

I mercoledì dell’ISI

Conferenze pubbliche organizzate dall’Istituto di studi italiani nell’a.a. 2008-2009
USI, Via Buffi 13, Auditorio
Ore 18:00-19:30


Corpi e corpuscoli

A misura che i corpi dalla vitruviana centralità delle proporzioni umane nell’universo si restringono a più minute forme, e il visibile si riduce agli orli dell’invisibile, la certezza del nostro percepire si attenua. I corpuscoli non paiono più miniature di realtà ma divengono punti di fascino e d’inciampo sul nostro cammino di comprensione, sino a che – come la fisica che non disgiunge, all’ultimo minimo, onda da corpuscolo – non venga una spera-filamento di sole ad illuminarci.


Semestre autunnale

29 ottobre 2008
Lina Bolzoni: Le passioni delle gocce d’acqua: la descrizione della vita delle piccole cose fra Bruno e Campanella.

19 novembre 2008
Andrea Celli: «Perché mi scerpi?». Il canto di Pier delle Vigne tra Hegel e De Sanctis.

17 dicembre 2008
Antonella Anedda: La vita dei dettagli. Fessure.


Semestre primaverile

18 febbraio 2009
Daniela Mondini: Reliquie incarnate – Le “Sacre Teste” di Pietro e Paolo a S. Giovanni in Laterano a Roma.

4 marzo 2009
Marco Maggi: Il lume di una candela.

1° aprile 2009
Jürgen Maehder: Le particelle della musica – La visualizzazione dello spazio sonoro nella musica del secondo Novecento.

6 maggio 2009
Francisco Jarauta: Frammenti di un’identità dissociata: il ritratto nel Novecento.




Il ciclo di conferenze è organizzato con il patrocinio del Consolato generale d’Italia a Lugano e in collaborazione con la Società Dante Alighieri della Svizzera italiana di Lugano.

I "Mercoledì dell'ISI": Ciclo di conferenze pubbliche organizzate dall'Istituto di studi italiani nell'a.a. 2008-2009. Annuncio del programma

Università della Svizzera italiana

I mercoledì dell’ISI 2008-2009


Corpi e corpuscoli

Ciclo di conferenze pubbliche organizzate dall’Istituto di studi italiani nell’anno accademico 2008-2009



CONFERENZE IN PROGRAMMA



Antonella ANEDDA: La vita dei dettagli. Fessure.

Lina BOLZONI: Le passioni delle gocce d’acqua: la descrizione della vita delle piccole cose fra Bruno e Campanella.

Andrea CELLI: Incarnazioni e metamorfosi. Il canto di Pier delle Vigne fra Hegel e De Sanctis.

Francisco JARAUTA: Frammenti di un’identità frantumata: il ritratto nel Novecento.

Giacomo JORI: Il dono delle lacrime fra mistica e ascetica.

Jürgen MAEHDER: Piccoli suoni e rumori nella musica contemporanea [titolo da confermare].

Marco MAGGI: Il guizzo di una candela.

Daniela MONDINI: Di un angolo ingiallito.

Gerhard WOLF: Dal pigmento al gigante [titolo da confermare].

Annuncio del ciclo di conferenze "I mercoledì dell'ISI" 2008-2009

Anche nel prossimo anno accademico l'Istituto di studi italiani offrirà un ciclo di conferenze pubbliche, I mercoledì dell'ISI. Tema comune degli interventi sarà: Corpi e corpuscoli.
Il programma completo delle conferenze sarà pubblicato tra breve su questo blog.

Victor Stoichita: Come assaporare un dipinto

Università della Svizzera italiana, Auditorio, 28 maggio 2008
I mercoledì dell'ISI, ciclo Forme della creazione

La conferenza si è proposta un’incursione nella “pre-istoria” della nozione di gusto in quanto criterio d’apprezzamento dell’opera d’arte. Punto di partenza è stata l’analisi del celeberrimo dipinto di Tiziano raffigurante la “Festa di Venere”, oggi nel Museo del Prado. Si tratta, in effetti, di un quadro che mette in scena i cinque sensi, sollecitando in modo particolare “il gusto” e “la vista”. Per mezzo di un’attenta analisi delle fonti iconografiche e letterarie, si è cercato d’individuare le strategie figurative utilizzate e di valutare l’impatto di questo capolavoro sul fruitore.

Victor I. Stoichita (Bucarest, 1949) è professore ordinario di Storia dell’arte moderna e contemporanea all’Università di Friburgo (CH) e all’USI insegna Storia delle forme presso il Master in Letteratura e civiltà italiana. Ha svolto ricerche ed insegnato presso varie istituzioni internazionali, come l’Institute for Advanced Study di Princeton, il Getty Research Institute di Los Angeles, il Wissenschaftskolleg di Berlino, la Bibliotheca Hertziana (Max-Planck-Institut) di Roma. È stato Visiting Professor presso numerose istituzioni di insegna-mento superiore, fra le quali l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, la Scuola di Studi Umanistici Bologna e la Harvard University.

I "Mercoledì dell'ISI": Sangue, fuoco, acqua: Linguaggio della mistica femminile tra Italia e Francia

Università della Svizzera italiana, Auditorio, 7 maggio 2008
I mercoledì dell'ISI - ciclo Forme della creazione

Una delle ragioni, oggi, del crescente interesse per il mondo dei mistici è che l’orecchio si sta riabituando a percepire il fascino e la pregnanza del linguaggio simbolico. Non ha molto senso, lo sappia-mo, chiedersi che cosa significhi un simbolo ma piuttosto che cosa esso operi, quale sia il suo dinamismo trasformante. E appunto questa è la domanda che vogliamo porre ad alcuni grandi testi della mistica fem-minile in cui ricorre con particolare insistenza l’immaginario dell’acqua, del fuoco e del sangue, imma-ginario creaturale e corporeo, legato a un senso profondo della nascita, della morte e della vita rinnovata.
Le donne, le spirituali, parlano forse una loro lingua specifica all’interno di quella vasta e sin-golare provincia del linguaggio umano che è il discorso mistico? Ma d’altra parte, la mistica stessa non suppone la presa di parola di "Anima" sul linguaggio già noto di "Animus"? A queste provocazioni lascia-mo che rispondano, tra l’altro, l’esperienza e la poesia di Caterina da Siena e Teresa d’Avila, Caterina Fieschi Adorno e Maria Maddalena de’ Pazzi, Mme Guyon o Gemma Galgani. Il loro conclamato non sapere di lettere non impedisce che la "sapida scientia" dell’esperienza spirituale si traduca anche in strategie complesse e raffinate nell’uso del simbolo. Tutte le gamme sono presenti, dal semplice realismo creaturale a un espressionismo quasi visionario. Le grandi immagini pure – il sangue che tutto riveste, dice Caterinada Siena posta di fronte alla morte; la canzone dell’acqua in Teresa d’Avila - si sposano tra loro in ossimori, coincidenze instabili e metamorfosi (l’acqua "va col sole", direbbe Rimbaud: mari di luce e di fuoco, e gocce di sangue che ardono, e ferite che sprizzano latte…). Un maestro spirituale costatava: "Si fa un mondo nuovo nell’uomo". Le parole per dire questa nascita, anzi per affrettarla, sono spesso le donne a trovarle.

Benedetta Papasogli si è laureata in letteratura francese presso l’Università "La Sapienza" di Roma con Giovanni Macchia. È professore ordinario di Letteratura francese presso la LUMSA (Roma); all’USI insegna Storia della spiritualità presso il Master in Letteratura e civiltà italiana. Ha dedicato le sue ricerche ad aspetti dell’immaginario nella narrativa del Novecento e, più ampiamente, al Seicento e in particolar modo ai rapporti fra letteratura, moralistica e spiritualità, specializzandosi nello studio delle rappresentazioni dello spazio interiore e dell’evoluzione dell’idea di memoria.

Eddo Rigotti / Annick Paternoster: Il ragionare rispettoso. Maestri italiani (Dante, Castiglione) ed europei tra Medioevo e modernità

Università della Svizzera italiana, Auditorio, 12 marzo 2008
I mercoledì dell'ISI - ciclo Forme della creazione

Nel ragionare due sono i luoghi in cui si manifesta il rispetto, nel rispetto delle leggi obiet-tive con cui costruire un’argomentazione, e nel rispetto dell’altro.
Il rispetto dell’altro è il terreno delle buone maniere, un argomento ‘che per aventura potrebbe a molti parer frivolo’ come scrive Giovanni Della Casa nel Galateo, il testo che, insieme al Libro del Cortegiano di Baldassare Castiglione, figura tra i testi più amati, più pubblicati e tradotti in tutta la storia della letteratura italiana, veri bestseller della cultura europea e fonti d’ispirazione per gli ideali dell’honnête homme e del gentleman. Questo modello italiano ‘da esportazione’, che ha dato forma duratura alla socievolezza di Antico regime, ha al suo centro una nozione, l’appropriatezza, con la quale i trattatisti comporta-mentali del Cinquecento hanno voluto attualizzare la tradizione plurisecolare del decorum romano e del suo antecedente greco, il πρέπον della retorica aristotelica. Infatti, nell’Anti-chità classica i manuali di retorica raccomandavano il rispetto delle circostanze: lo stile dell’orazione va adeguato non solo alle aspettative create dall’occasione, ma anche alla persona dell’oratore, al cliente, al giudice, all’avversario, al pubblico... In anni recentissimi, dal 2001 in poi, l’appropriatezza è tornata ad occupare una posizione centralissima nella linguistica della cortesia, una disciplina giovane, appena trentenne, la quale ora propone una definizione della cortesia quotidiana che non è sostanzialmente diversa dalla soluzione ideata dal Castiglione, cioè la sprezzatura, per mettere a frutto proprio i rischi della comuni-cazione a corte.
Pertanto è davvero affascinante esplorare la traiettoria culturale di una nozione antica, l’ap-propriatezza, che grazie alla sua riformulazione per il mondo delle corti, è rimasta ancora oggi di grande attualità per lo studio della conversazione quotidiana.

Eddo Rigotti è professore ordinario all’Università della Svizzera Italiana, dove insegna Comunicazione verbale e Teoria dell’argomentazione, nella Facoltà di Scienze della comunicazione e nel Master in Letteratura e civiltà italiana.
Annick Paternoster è Visiting Research Fellow al Dipartimento di italiano dell’Università di Leeds, Gran Bretagna; insegna Retorica e stilistica all’Istituto di studi italiani dell’USI.

Agostino Paravicini Bagliani: Roma, l’Italia e il concetto di Europa nel Medioevo

Università della Svizzera italiana, Auditorio, 20 febbraio 2008
I mercoledì dell'ISI - ciclo Forme della creazione

La parola Europa è oggi sulla bocca di tutti : la formazione dell'Unione Europea, la globalizzazione (e dunque la necessità di indagare sulla propria identità) e non da ultima la questione tanto discussa in questi ultimi anni delle radici cristiane dell'Europa... Di fronte a problemi così vasti e attuali, che cosa ha da dire lo storico del Medio Evo? Quale visione dell'Europa si è imposta nei secoli del trapasso dal mondo greco-romano alla nuova Europa dei regni 'barbari'? In che modo la visione dell'Europa è stata influenzata in quei secoli dall'affermarsi del Cristianesimo? In che modo la visione dell'Europa nel Medio Evo è stata influenzata dalle invasioni che sembravano minacciarne l'indipendenza, dai Vichingi ai Saraceni fino ai Turchi dell'impero ottomano e così via... Per rispondere a queste domande, la conferenza si concentrerà sull'esame dei principali testi che mettono in relazione il concetto o la visione d'Europa con Roma e l'Italia, luoghi che nel Medio Evo occupano, inutile dirlo, una posizione centrale in seno alla Europa cristiana che subentra al mondo greco-romano. Si tratta dunque di testi che assurgono ad osservatorio privilegiato per ricostruire le diverse visioni dell'Europa nel millennio che va dall'inizio del Medio Evo alla conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi (1453). Diverse furono infatti le visioni medievali dell'Europa: perché molte regioni sono entrate soltanto negli ultimi secoli del Medio Evo - pensiamo ad esempio al grande Nord - a far parte di una visione più completa dell'Europa; perchè ci sono voluti secoli prima che si affermi nel Medio Evo una identificazione tra Europa e Cristianità; e perchè anche il Medio Evo ha discusso problemi che sono ancor oggi di grande attualità: le diversità linguistiche e culturali che contraddistinguono l'Europa e la varietà delle sue origini culturali, dal mondo dell'antichità classica a quello germanico.