ISI - Università dalla Svizzera italiana

Letteratura europea e Medioevo volgare

Piero Boitani, Letteratura europea e Medioevo volgare. Bologna, il Mulino, pp.550

(Roberto Mussapi)

“Stelle”: un titolo assoluto nella sua nettezza. È quello di un capitolo prodigioso di un libro straordinario. Potrebbe essere estratto dal libro –in cui peraltro è insostituibile- per ricavarne un volumetto in cui si svela la letteratura d’Occidente attraverso la mappa celeste individuata e tracciata in Italia nel Medio Evo, dai massimi poeti, Dante e Petrarca. Una costellazione che una volta delineata illumina il cielo e della poesia dal massimo poeta delle stelle, Torquato Tasso, fino alla realtà siderale che Shakespeare immortala negli occhi di Giulietta e meno esplicitamente in gran parte del suo teatro intrinsecamente cosmologico. Dove cioè gli occhi della donna amata sono stelle in quanto le storie umane corrispondono a storie cosmiche. Nello splendore degli occhi di Giulietta, Romeo intuisce la natura stellare, inscindibile dalla loro presente e prossima vicenda di amore e conflagrazione: quell’amore che è come la polvere (pirica) e il fuoco, che al loro primo bacio si consumano. Dalla trepidazione siderale di Alighieri, da quella meno drammatica ma più frequente e centrale di Petrarca, in avanti, fino alle realtà trapunta di stelle di uno dei massimi poeti statunitensi di oggi, Charles Wright, il capitolo mostra esemplarmente l’intento e la realtà dell’opera: in Letteratura europea e Medioevo volgare (il Mulino, pp. 550), Piero Boitani mette in luce le relazioni profonde della cultura europea dalle sue origini classiche al travagliato e creante rapporto con il cristianesimo, definisce un ambito letterario che si estende nel tempo e nello spazio, traccia la trama di relazioni su cui si tesse la letteratura europea, incluse le sue influenze su autori non europei moderni e contemporanei, come Ezra Pound, il già citato Wright, il poeta caraibico premio Nobel Derek Walcott, elisabettiano per formazione linguistica, omerico per ispirazione.
Le letteratura europea è un corpo vasto, complesso e molto esteso nel tempo: la sua durata coincide più o meno con quella delle stessa cultura europea, ventisei secoli, da Omero a Goethe. Solo chi sa padroneggiare tanto la lingua e l’opera di Omero quanto quella di Shakespeare, di Dante quanto di Rilke, può muoversi da cittadino in questo universo. Ecco quindi svelarsi una mappa straordinaria, un trattato lucido quanto suggestivo, dai temi della Fama alle immagini della caverna, del tempio, del labirinto, i miti del volo e del castello, insomma i principali archetipi della letteratura europea, fino al citato capitolo sulle stelle, alle continue influenze operate dall’opera di Dante e Petrarca sulla letteratura dei secoli successivi. Il saggio, come indica il titolo, è incentrato su un preciso e cruciale momento storico, e quindi si sofferma sugli autori e le opere di quel periodo. Ma continuamente scattano saette in direzioni successive, riviviamo i temi e le immagini di Alighieri in Shakespeare ed Eliot, insomma la letteratura europea del Medio Evo dell’età volgare, successiva a quella di lingua latina, si rivela la fucina centrale di quanto accadrà in seguito, chiamando a confronto, e quindi a una nuova vita, l’età che la precede, con i suoi splendori.
In poche parole: il nodo centrale della letteratura medioevale è l’incontro tra i modelli classici, pagani, di Ovidio, Orazio, Virgilio, e la religione cristiana nella sua formulazione culturale, da Paolo di Tarso ai padri della Chiesa. C’è alterità tra le due visioni del mondo, ma a questa radicale alterità corrisponde una straordinaria, reciproca attrazione. Tutta l’opera di Dante è attraversata da figure pagane, e il mondo delle Metamorfosi di Ovidio informa la letteratura dell’Europa cristiana. Da questo stridente e fecondo rapporto nasce la poesia europea, in Francia prima, con l’età dei trovatori, in Italia poi, con l’epopea dello Stil Novo, di Alighieri e Petarca. Da quelle due culle una nascita incessante, le cui conseguenze sono ancora vive. Dopo i più agili, avventurosi saggi su Ulisse, o sul mito del Volo, ora un poderoso volume su una fase centrale della letteratura. Trent’anni di lavoro, ben spesi da Piero Boitani, critico e saggista di statura mondiale.

Il Giornale, 18 settembre 2007, p. 31.